Il tema dell'impatto sociale oggi è al centro del dibattito pubblico per quello che riguarda la misurazione e le risorse che vi si orientano. Sono temi fondamentali per il terzo settore e non solo, ma senza l'apporto “trasformatore” delle organizzazioni non profit e delle imprese sociali è difficile produrre cambiamento.
È uno dei temi rilevanti anche del processo di riforma del terzo settore in corso. Se ne è parlato in un seminario, “Il valore dell'intangibile”, che si è svolto al Festival del Volontariato di Lucca il 17 aprile scorso. L'obiettivo era quello di condividere la rilevanza dell'impatto sociale come strumento per orientare e misurare l'attività del non profit, presentando evidenze concrete della capacità delle organizzazioni non profit -anche quelle piccole- di generare valore aggiunto economico, spesso producendo risparmi anche per la Pubblica Amministrazione. Ma anche di produrre valore sociale mediante servizi e attività di utilità generale.
Il seminario è stato aperto dal presidente della Fondazione Volontariato e Partecipazione Alessandro Bianchini e da Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato e dell'Istituto Italiano della Donazione. “L'obiettivo -ha detto Patriarca- è quello di avviare un percorso di riflessione su questi temi, anche per condividere con il terzo settore strumenti di lavoro sul tema della misurazione e valutazione del valore dell'intangibile”.
Ad introdurre e coordinare gli interventi è stato il direttore di Aiccon Paolo Venturi. “Il tema dell'impatto sociale e della misurazione è trasversale a tutto il dibattito sulla riforma del terzo settore -ha detto Venturi. Ma cosa significa davvero valutare l'azione del non profit?”. “La parola misurabile è stata eliminata dal testo della riforma nel passaggio alla Camera per un questione di prudenza, ma il tema è aperto. Dobbiamo capire cosa andiamo a misurare. Dall'altro lato il tema dell'intangibile è proprio del non profit e dei beni relazionali”.
Venturi ha sottolineato il valore dei beni relazionali nel processo di lavoro del terzo settore.
“I beni relazionali -ha detto Venturi- sono per loro natura intangibili, ma non per questo senza valore. Allo stesso modo la fiducia ha una dimensione intangibile, ma non per questo non ha valore. Il quale non coincide solo con la valorizzazione economica e il profitto. Oggi per produrre valore si passa dal non profit e il sociale è l'elemento fondamentale per produrre beni privati e beni pubblici. È il capitale sociale che produce valore. Le policy devono contaminarsi con il rapporto con la società, per rendere protagonista in tema della co-produzione”. Venturi ha aperto anche il tema della responsabilità nella produzione di impatto sociale.
“La qualità oggi non può più prescindere dalla definizione di impatto sociale. Non basta più l'accountability: oggi le imprese sociali e il non profit devono trasformarsi . Esse da sempre producono valore, ma ora devono dare anche evidenza dell'impatto sociale che producono”. “Per questo -ha concluso Venturi- il rifiuto della valutazione è ingiustificato nel non profit, perché valutare significa dare valore”.
Pierlugi Sacco, docente allo Iulm, ha utilizzato la lente dello storytelling. “Da sempre -ha detto Sacco- abbiamo fame di storie. Le storie sono importanti perché ci permettono di imparare da esperienze che non abbiamo fatto e non abbiamo la possibilità di fare. Nelle storie c'è sempre qualcuno che è chiamato a superare ostacoli e prove discriminanti. Coloro che ce la fanno sono personaggi che sanno andare oltre il proprio individualismo. Oggi si sta disintegrando la percezione collettiva del valore, si stanno perdendo le priorità riconosciute collettivamente come importanti”.
Per questo per Sacco “dobbiamo produrre una narrazione diversa che non sia ingenua, affinché chi crede nel non profit come modo per strutturare la propria esistenza possa continuare a farlo”.
In questo senso “la misurazione non è uno sterile esercizio tecnico, ma è fondamentale per materializzare qualcosa di cui poi poter riconosce il valore. La misurazione è una forma di narrazione. La sfida è trasformare questa narrazione per far si che chi decide possa capirne il valore. Devo dire che in Italia questo tipo di narrazione ha ancora poco appeal, cosa che non accade in altri Paesi”. Sacco ha raccontato l'esempio di Austin, la capitale del Texas, il territorio più innovativo del mondo occidentale. “È l'alternativa alla Silicon Valley. Le aziende che crescono grazie al boom high tech hanno creato una fondazione che opera per mitigare il rialzo dei prezzi immobiliari affinché chi ha basso reddito possa ancora vivere lì. E questo è importante per mantenere la varietà sociale del territorio”.
Al convegno al Festival del Volontariato è intervenuto anche Enzo Manes, presidente della Fondazione Dynamo e consulente su queste materie del governo Renzi. “A Dynamo -ha detto Manes- misuriamo l'impatto per negazione, stile metodo Sroi: cosa prima non c'era e cosa c'è adesso. Oggi il non profit è chiamato a produrre valore, non solo a ridistribuirlo. Ed è per questo che l'impresa tradizionale deve guardare al non profit come a un luogo dove si produce valore”.
“Non profit e profit -ha aggiunto Manes- devono mettersi insieme per costruire valore. L'impatto deve essere misurato affinché i migliori vincano, come nel mercato. Basti pensare al fatto che le donazioni sono una libera scelta. Io sono un imprenditore e anche un imprenditore sociale dal 1997. La voglia di fare che riscontro nel settore non profit non l'ho trovata da nessun'altra parte. “Dobbiamo superare -ha concluso Manes- il problema culturale di relazionarsi con entrambi i modi. Troppo spesso il non profit ha ancora la tentazione di dire alle imprese ‘Dacci soldi, pensiamo a tutto noi'. Lavorare nell'impresa sociale non è da sfigati, è figo. Serve all'imprenditoria e al capitalismo investire nel sociale”.
“Mi stupisce -ha esordito dal canto suo Massimo Giusti, presidente della Commissione Volontariato di Acri- che nel testo della riforma del terzo settore non ci sia nessun riferimento alle fondazioni di origine bancaria. Purtroppo invece a fine 2014 il governo si è ricordato delle fondazioni, penalizzandole. Senza dubbio le fondazioni possono fare meglio, ma non possiamo negare il fatto che ci sia stata una evoluzione nel mondo delle fondazioni”.
“Le fondazioni di origine bancaria -ha aggiunto Giusti- hanno contribuito allo sviluppo del terzo settore, ne sono state il motore, se non altro dal punto di vista economico. Anche per questo dobbiamo fare una riflessione culturale su come le fondazioni possano avere un ruolo più attivo nelle comunità, nei loro bacini di pertinenza per essere dei facilitatori e non solo degli erogatori. Le fondazioni devono avere un ruolo attivo ma non sostitutivo”.
Di imprese sociali, in particolare le cooperative sociali che lo sono di diritto ha parlato il presidente del Consorzio Nazionale Idee in Rete Gianfranco Marocchi.
“Non si può più prescindere dal raccontarsi in numeri e in qualità -ha detto Marocchi- però è complesso misurare l'impatto dove non c'è un riscontro immediato e dicotomico: si o no, lavora o non lavora, recidiva o non recidiva. Pensiamo ad esempio alle politiche sanitarie. Anche la misurazione indiretta, che mette al centro la percezione della gente, non è al sicuro da possibili distorsioni. Pensiamo ad esempio al cinque per mille: da questo parametro emerge che 20 organizzazioni su 30 mila prendono circa un quarto delle risorse. È poi importante capire come il lavoro sull'impatto vada ad incidere sulle politiche. Nella sanità per esempio sappiamo bene come la prevenzione conti. Ma questo poi -ha chiesto Marocchi-, negli ultimi 20 anni quanto ha inciso sulle politiche?”.
“Tutte le imprese -ha commentato Elisa Chiaf, direttore di Socialis- generano impatti positivi: ciò che distingue il valore di un'impresa sociale da quello che crea un'impresa tradizionale è Il numero di stakeholder coinvolti e la priorità. Uno dei pochi metodi di misurazione dell'impatto è lo Sroi per misurare il prodotto a fronte di quanto si è investito. Dieci persone svantaggiate inserite in una cooperativa sociale fanno risparmiare in media a un ente pubblico 40 mila euro all'anno. Una persona inserita in cooperativa sociale in media fa risparmiare all'ente pubblico 4mila euro all'anno”.
“Per questo -ha aggiunto Chiaf- misurare l'impatto vuol dire misurare quanto si produce, non chi è più bravo. La pubblica amministrazione ha bisogno di capire che c'è una convenienza. E' necessario rendere fruibili alle organizzazioni una serie di strumenti concreti di misurazione e dare libertà all'organizzazione di scegliere lo strumento più adeguato. Nel non profit l'approccio sociale è molto sviluppato, quello economico meno”.
A concludere il convegno sul valore dell'intangibile al Festival del Volontariato di Lucca è stato il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba. Ha sottolineato come il tema dell'impatto abbia una concretezza tutt'altro che irrilevante. “In particolare -ha detto Bobba- ha ben tre riferimenti nel testo del disegno di legge approvato alla Camera. Senza dubbio è un tema ancora oggi controverso, che vede contraddizioni tra l'articolo 6 e l'articolo 7, ma il risultato importante è che queste tematiche sono entrate a far parte dell'agenda politica”.
“E -ha aggiunto Bobba- se da un lato ci riporta alla severità dei numeri, dall'altro apre al tema del bene e dell'intangibile. L'investimento da parte dello Stato in sussidiarietà orizzontale può produrre un miglioramento dal punto di vista del reddito. Nel momento in cui costruiremo un registro unico per le organizzazioni non profit avremo uno strumento accessibile e trasparente, come già abbiamo per le imprese profit. Ma il tema dell'impatto sociale è anche il risultato del fatto che l'auto-giustificazione non basta più, anche perché la varietà di bisogni e di domande sociali è cosi cresciuta che in molti campi è difficile avere reale percezione dell'impatto sociale positivo nella comunità”.
Secondo il sottosegretario Bobba, ci sono diverse aree su cui lavorare per analizzare la distribuzione dell'impatto sociale: il primo tema è quello delle donazioni, delle erogazioni liberali. “Analizzando le donazioni tracciabili appare chiaro -ad esempio- quanta distanza ci sia tra Stati Uniti e Italia. Nella riforma incentiviamo le donazioni, puntando sulla trasparenza e su chi se ne occupa come l'Istituto Italiano della Donazione”.
Poi il tema della responsabilità sociale di impresa: “in particolare -ha detto Bobba- la capacità delle imprese di imparare attraverso i comportamenti e le scelte del consumatore. La scelta di determinati prodotti al posto di altri è un'arma che ha il cittadino consumatore per mettere in moto dei meccanismi che portano le imprese a cambiare”.
“In terzo luogo -ha aggiunto Bobba- vogliamo innestare sull'esperienza delle cooperative sociali una dinamica più ampia, in linea con i temi della social business in chiave europea”.