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Dopo aver adottato un bimbo di due anni, hanno accolto un profugo adolescente
Sono l'Italia migliore, quella che senza proclami fa dentro casa l'integrazione interculturale e interetnica
Le famiglie sono ambasciatrici di pace che costruiscono una società dell'accoglienza a partire dalla pratica
Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.: “I Vinci sono per noi l'esempio più bello”
Questa è la famiglia dell'anno. Antonino e Caterina Vinci sono per Amici dei Bambini la famiglia più accogliente del 2013. Dopo aver adottato un bimbo di due anni nato nella Repubblica Democratica del Congo, hanno aderito con slancio all'appello lanciato dall'associazione a favore dei Minori stranieri non accompagnati (MISNA). E da qualche giorno ospitano Haamid, un ragazzo somalo.
Racconta il signor Antonino: “ Dopo la tragedia di Lampedusa abbiamo sentito la necessità di impegnarci in prima persona. E senza troppo riflettere abbiamo dato la nostra disponibilità a Dinah Caminiti, responsabile Ai.Bi. in Sicilia. Ma non avevamo bene in mente in cosa potesse tradursi il nostro impegno”.
Quando è partito il progetto di affido dei Misna, grazie all'accordo con il Comune di Lampedusa e Messina, i signori Vinci- 34 anni lui, 30 lei- hanno chiesto di accogliere un bambino che non avesse più di otto anni. Quando ci ripensa, il signor Antonino sorride: “ Con il trascorrere dei giorni, ci siamo resi conto che quel paletto non aveva senso. E così ci siamo semplicemente fidati dell'associazione e abbiamo aperto le porte ad Haamid. Diciassette anni e una storia difficile alle spalle”.
Antonino quasi si commuove quando rievoca le vicissitudini di un ragazzo che- scherza- “Ci ha fatto invecchiare di colpo, visto che ci chiama mamma e papà. Ma va bene così”.
Antonino e Haamid passano ore davanti al pc per dialogare attraverso “Google traslator”: il ragazzo parla un po' di inglese, ma non sa scriverlo. E così per capirsi spesso fanno ricorso alla tecnologia, anche se il sorriso e gli abbracci sono linguaggi universali.
La storia di Haamid è comune a tanti altri piccoli profughi. Haamid è il maggiore di cinque fratelli. In casa nessuno ha un lavoro fisso. E lui sa che cercare un lavoro è il suo primo dovere. Anche se fin dal primo giorno ha chiesto ai suoi ospiti è di poter studiare: ha voglia di imparare l'italiano.
Antonino e Caterina hanno lavorato non poco per far sentire a casa il ragazzo. Raccontano: “ Ci ha messo una settimana per convincersi a tirar fuori la roba da una borsa che non perdeva mai di vista. E contrariamente alle nostre aspettative, Haamid mangia pochissimo. Abbiamo come l'impressione che pratichi una sorta di solidarietà con la sua famiglia, che di cibo ne ha assai poco. E poi è educato e profondamente rispettoso. Ma certo la sua presenza richiede un nuovo equilibrio all'interno della famiglia”.
Antonino è più che convinto che questo gesto d'altruismo condiviso con sua moglie e con tutta la loro famiglia, porterà ricchezza e gioia in casa. E sottolinea: “Non è stato facile seguire tutto l'iter necessario. Tra prefettura, servizi sociali mi sono dovuto assentare diverse volte dal lavoro, ma per fortuna il mio datore di lavoro è una persona dal cuore grande, anche lui ha sostenuto la nostra scelta. E poi siamo certi che non siamo soli. Per noi Ai.Bi. è davvero una grande famiglia. E sappiamo di poter contare sull'associazione”.
Sulla scelta di eleggere i coniugi Vinci la famiglia dell'anno, commenta Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.: “Il più grande atto di giustizia che una persona possa compiere nella sua vita è accogliere un minore in difficoltà. Questi giovani così innamorati hanno adottato un bimbo e con slancio si sono imbarcati in un nuovo progetto di accoglienza. Sono l'Italia migliore, quella che l'integrazione interculturale e interetnica la fa senza proclami, giorno per giorno, dentro casa. Le famiglie di Ai.Bi. sono ambasciatrici di pace che costruiscono una società dell'accoglienza a partire dalla pratica, dalla “normale” e straordinaria vita domestica. E i Vinci sono per noi l'esempio più bello”.
Alla famiglia sarà inviata come omaggio un'icona in lamina d'oro realizzata a mano dalla suore Benedettine del monastero Mater Ecclesiae di San Giulio, isola circondata dalle acque del lago d'Orta (NO).
L'icona dal titolo “Giuseppe nel mistero dell'adozione”, nel rappresentare la vicenda di un padre che accoglie un figlio non suo, vuole rappresentare il significato profondo della accoglienza familiare, dove, al di là di ogni legame di sangue, si instaura quella profonda relazione spirituale capace di aprire il cammino della salvezza a chi è accolto, ma anche a chi accoglie.
Per maggiori informazioni:
Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
Tel: 02 98822361 Fax: 02 98822381
via Marignano, 18 Mezzano di San Giuliano Milanese (MI)
www.aibi.it